benvenuti a gubbio la più bella città medievale

Territorio

Gubbio è adagiata su un territorio montuoso e collinare, posto all’estremo est della provincia di Perugia. La città è posizionata alle falde del monte Ingino ed è attraversata dai torrenti Camignano e Cavarello. Nel territorio, di rilevante importanza dal punto di vista geologico, sono ricomprese zone di alta valenza naturalistica ambientale come Il Parco di Coppo, la Serra di Burano, mentre poco più a sud-est è posta l’area del Parco di Monte Cucco.

Panorama verso la valle di Gubbio

Storia

Le prime forme di insediamento nel territorio eugubino sono da collocarsi già nel paleolitico. Resti di un villaggio di età neolitica sono stati trovati in località San Marco. Nell’età del bronzo un abitato si sviluppò per più secoli sul soprastante monte Ingino; le relative tombe, scoperte limitatamente all’età del bronzo finale, si trovavano nell’area successivamente occupata dal centro.

Panorama di Gubbio

Le Tavole eugubine

Gubbio fu una città umbra con il nome di Ikuvium o Iguvium, posta sulle vie di comunicazione tra il Tirreno e l’Adriatico. Testimonianze del periodo umbro sono le Tavole eugubine, scoperte intorno metà del XV secolo e acquistate dal comune nel 1456, costituite da sette tavole in bronzo, in parte redatte in alfabeto umbro e in parte in alfabeto latino, ma sempre in lingua umbra, ora custodite presso il museo civico del Palazzo dei Consoli.

Una delle Tavole Eugubine

Teatro romano

Teatro Romano-vista aerea

Periodo romano

Gubbio strinse alleanza con Roma fin dal III sec. a.C. Municipio ascritto alla tribù Crustumina, la città divenne fiorente nei primi tempi dell’Impero, come testimoniano ancor oggi numerosi resti archeologici (tra cui quelli del Teatro romano). Alla caduta dell’Impero romano Iguvium fu distrutta durante la guerra gotica. In seguito fece parte (con alterne fortune) del dominio bizantino, dal quale si sottrasse nell’VIII sec., quando venne più volte occupata dai re longobardi.

Alto medioevo

Invasa dagli Eruli, fu nel 552 distrutta dai Goti di Totila, ma venne ricostruita con due potenti torri difensive dai Bizantini di Narsete, generale di Giustiniano, non più in pianura, ma alle pendici del monte Ingino. Nel corso dell’VIII secolo, Gubbio fu interessata a più riprese dall’espansione dei re longobardi Liutprando, Astolfo e Desiderio nei territori bizantini dell’Italia centrale.

Le mura urbiche da Via del Monte

Il Cassero sulle mura urbiche da Parco Ranghiasci

La chiesetta della Vittorina

San Francesco a Gubbio

La città di Gubbio è strettamente legata alla storia di san Francesco, in particolar modo a un evento della sua vita citato nel XXI capitolo dei Fioretti di san Francesco, cioè l’incontro con il “lupo” avvenuto nei pressi della chiesa di Santa Maria della Vittoria, detta della Vittorina.

L’episodio miracoloso è uno dei più conosciuti al mondo e sulla veridicità storica si è dibattuto a lungo: è possibile che il lupo, o la lupa, sia metafora di un bandito riconciliato con la città da Francesco, ma molti studiosi parlano di un animale vero.. Scrivono le fonti francescane: “Francesco gli fa il segno della santissima croce, e chiamollo a sé e disse così «Vieni qui, frate lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non facci male né a me né a persona». Mirabile cosa a dire! Immantanente che santo Francesco ebbe fatta la croce, il lupo terribile chiuse la bocca e ristette di correre; e fatto il comandamento, venne mansuetamente come agnello, e gittossi alli piedi di santo Francesco a giacere.”

A Gubbio, Francesco si rifugiò dopo essersi allontanato da Assisi, trovando asilo presso la famiglia degli Spadalonga, e proprio qui avvenne la vera conversione, in quanto l’aver vissuto insieme ai poveri e ai lebbrosi del posto cambiò radicalmente la sua vita. Proprio per questo motivo, la città è attraversata da diversi sentieri percorsi ogni anno da migliaia di pellegrini, tutti nel nome del santo. Uno di questi è chiamato il cammino di Assisi.

Monumento a S.Francesco nel Parco Della Vittorina

Chiesa di S. Francesco, edificata sui resti della casa degli Spadalonga

Libero comune

Ceduta alla Chiesa con le donazioni di Pipino il Breve e Carlo Magno, la città, pur assoggettata ai vescovi, si costituì in Libero comune di fazione ghibellina e, nell’XI secolo, iniziò una politica espansionistica. Distrutta Luceoli, posta sulla via Flaminia nei pressi dell’odierna Cantiano, il suo vasto territorio fu inglobato in quello eugubino e, in posizione più strategica, fu fondata Pergola (poi città autonoma dal 1752). La creazione di Pergola fu considerata pericolosa dalla vicina città di Cagli, che già si sentiva minacciata da Gubbio, in quanto gli eugubini avevano ottenuto la concessione imperiale sullo strategico castello di Cantiano, controllando di fatto, agevolmente, i collegamenti sulla via Flaminia; ne nacquero una serie di scontri che coinvolsero, in forza delle alleanze promosse dai cagliesi, anche Perugia. Le continue guerre di confine portarono Gubbio ad avere più di cento castelli sotto il suo dominio ma, nello stesso tempo, ad entrare in forte conflitto con Perugia, allarmata dal suo espansionismo.

Vetrate istoriate nella Basilica di S. Ubaldo “GUBBIO ASSEDIATA DA UNDICI CITTA NEMICHE – RIPORTA LA VITTORIA PER LE PREGHIERE DI S. UBALDO”

Nel 1151 undici città confederate, capeggiate da Perugia, attaccarono Gubbio con l’intento di spazzarla via. La città resse all’urto e il seguente contrattacco portò ad una schiacciante vittoria degli assediati. L’evento fu attribuito all’intervento ritenuto miracoloso di sant’Ubaldo (1080-1160), allora vescovo della città. La potenza militare e commerciale che Gubbio andava sempre più ostentando portò ad altri scontri con Perugia, finché nel 1257 i perugini occuparono parte dei territori eugubini, che furono poi restituiti con il trattato di pace del 1273.

La città medioevale nel quartiere di S. Giuliano

Nel X secolo Gubbio prosperò in pace, crescendo dal punto di vista sia  urbanistico, sia economico, sia demografico. Nel 1263, i guelfi presero il potere, che detennero fino al 1350 tranne brevi parentesi, come quando, nel 1300, Gubbio fu occupata dalle truppe ghibelline del conte di Ghiacciolo (Uberto Malatesta) e di Uguccione della Faggiola. Infine, caduta sotto la signoria di Giovanni Gabrielli, nel 1354 fu assediata ed espugnata dal cardinale Albornoz, legato pontificio, che l’assoggettò alla Chiesa concedendo, però, alla città gli antichi privilegi e statuti propri. La pace fu di breve durata poiché il governo pontificio non mantenne le promesse fatte dal cardinale Albornoz: gli eugubini nel 1376 insorsero e instaurarono un autogoverno. La forza dei cittadini veniva dalle loro organizzazioni, le Corporazioni delle Arti, tra le quali quella dei Fabbri fu la madre di tutte le altre in quanto forniva «gli utensili necessari a tante altre»: falegnami, contadini, muratori e lapicidi, artigiani della lana, calzolai, barbieri, macellai. Il Breve dei Fabbri di Gubbio (1346) è il più antico dell’Alta Umbria e l’unico consultabile in originale.
Questo fu il periodo in cui fu costruito il complesso monumentale dei due palazzi, dei Consoli e del libero Comune, e la piazza pensile, piazza Grande, capolavoro dell’arte medioevale.

Pochi anni dopo, nel 1381, il vescovo Gabriello Gabrielli, appoggiato dal papa, si autoproclamò signore di Agobbio, nome medioevale di Gubbio, provocando la ribellione dei cittadini che, ridotti alla fame, nel 1384 si levarono in armi contro il vescovo. Impossibilitati a resistere al battagliero vescovo, che non voleva perdere il dominio sulla città, gli eugubini si “consegnarono” spontaneamente ai Montefeltro, duchi di Urbino, perdendo così il titolo di libero comune, ma ottenendo un lungo periodo di tranquillità. I Montefeltro, signori amanti dell’arte, restituirono a Gubbio i privilegi e gli ordinamenti civili, la città tornò così a fiorire culturalmente e
artisticamente; in quel periodo fu costruito il Palazzo dei Consoli. Salvo brevi interruzioni per le signorie dei Malatesta e di Cesare Borgia, la città rimase ai Montefeltro fino al 1508 quando subentrarono, nel dominio della città, i Della Rovere, che lo tennero fino al 1631 quando, con la morte di Francesco Maria II
Della Rovere, ultimo erede della casata, tutti i beni e tutti i feudi passarono, come da volontà testamentaria, allo stato pontificio.

Palazzo Ducale (cortile interno) dimora eugubina di Federico da Montefeltro.

La città medioevale; sullo sfondo il Palazzo dei Consoli, i Palazzo Ducale.

Il Palazzo dei Consoli visto da Parco Ranghiasci.

Regno d’Italia

Nel 1860 Gubbio fu annessa al Regno d’Italia e, per effetto del decreto Minghetti, il 22 dicembre 1860 fu distaccata dalle Marche e aggregata all’Umbria, distaccandola dalla Delegazione apostolica di Urbino e Pesaro e aggregandola alla neo-costituita Provincia di Perugia. A seguito della depressione economica del 1873-1895, conseguente alla crisi agraria che si ebbe in Italia verso il 1880, numerosi abitanti emigrarono alla ricerca di lavoro e migliori condizioni di vita. Tale fenomeno è continuato per circa un secolo, in varie ondate condizionate dalla prima e dalla seconda guerra mondiale, per esaurirsi negli anni settanta. Le mete furono essenzialmente i paesi europei, quali ad esempio Lussemburgo, Francia, Belgio, Svizzera, Germania, i paesi dell’America del Nord (Canada e Stati Uniti) e dell’America del Sud (Argentina e Brasile), e anche Sudafrica e Australia. Durante la seconda guerra mondiale, il 22 giugno 1944, a seguito dell’assassinio di un ufficiale medico germanico e del ferimento di un altro in un bar cittadino, i tedeschi attuarono una feroce rappresaglia, rastrellando e successivamente trucidando, a colpi di mitragliatrice, 40 cittadini innocenti, nei pressi della chiesa della Madonna del Prato, dove oggi un mausoleo ricorda i “40 martiri”. Inoltre, per circa trenta giorni, fino al 25 luglio 1944, giorno della liberazione, la città fu duramente bombardata dalle artiglierie tedesche che, dai monti circostanti, battevano la vallata per contrastare l’avanzata delle truppe di liberazione.

Mausoleo dei 40 Martiri

Mausoleo dei 40 Martiri (interno)

Architetture religiose

Duomo di Gubbio

Dedicato ai protomartiri cristiani Mariano e Giacomo, fu costruito su progetto di Giovanni da Gubbio a partire dal 1190 sull’area concessa dal vescovo Bentivoglio. Completata nel 1229 e ampliata una prima volta nel 1336 e una seconda a metà del XVI secolo, ha una facciata molto semplice, caratterizzata da una scalinata e un rosone attorniato dai simboli dei quattro evangelisti e dall’agnello mistico, appartenenti alla primitiva cattedrale.

Duomo di Gubbio

Chiesa di San Giovanni Battista

La chiesa fu costruita fra il XIII e il XIV secolo, con ogni probabilità sul sito occupato in precedenza dal primitivo Duomo di San Mariano. La chiesa prettamente gotica, mentre il campanile è romanico. L’interno è costituito da una singola navata con abside quadrata, mentre il tetto è sostenuto da archi in pietra su colonne binate. Molti degli affreschi originari sono andati perduti; rimangono solo alcuni frammenti di una Santa Caterina d’Alessandria e di uno Sposalizio mistico di Santa Caterina. Questa chiesa è famosa anche per aver ospitato il set della fiction di Rai 1 Don Matteo per molti anni.

Chiesa di S. Giovanni Battista.

Terence Hill sul set della fiction Don Matteo

Chiesa di San Domenico

La chiesa fu fondata sulla più antica chiesa di San Martino, esistente da prima del 1180, quando i domenicani si insediarono a Gubbio nel vicino convento (principio del XIV secolo). Fu modificata nel XVI e nel XVIII secolo, ma la facciata rimase incompiuta. L’abside è sorretta da torrioni angolari. All’interno, tra altre opere d’arte, sono nelle prime cappelle a destra e a sinistra importanti affreschi tardogotici, alcuni di Ottaviano Nelli. Vi fu sepolto Mastro Giorgio Andreoli, famosissimo ceramista che ebbe la sua bottega a Gubbio, inventore della ceramica a lustro.

Chiesa di S. Domenico

Chiesa di S. Agostino

La facciata risale al XVIII secolo, mentre il fianco destro, coi piloni che sorreggono le arcate, è originario del Duecento. A sinistra un portale immette al chiostro, da cui si accede ai vari ambienti del convento e al presepio permanente. L’interno è a navata unica, coperta da travi rinforzate nella struttura da grandi archi di sostegno, rimaneggiati nel Cinquecento. Ha un coro quadrato e sette altari laterali su ciascun fianco. Anticamente tutte le pareti erano affrescate e tracce di essi affiorano qua e là.

Chiesa di S. Agostino

La chiesa è ricca di opere d’arte, la maggior parte dei Nucci pittori eugubini. Al primo altare destro è infatti il Martirio di san Sebastiano di Virgilio Nucci, autore anche della Deposizione di Cristo nel sepolcro al secondo, dove si vedono anche tracce di affreschi quattrocenteschi della bottega di Ottaviano Nelli. Davanti alla cappella maggiore pende un Crocifisso ligneo sagomato attribuito a Ventura Merlini (1480-1500 circa). Nell’arco trionfale e all’interno della cappella è l’importante ciclo di affreschi di Ottaviano Nelli, opera fondamentale dello stile tardo-gotico in Umbria. Sull’arco trionfale è il Giudizio universale e all’interno sono
raffigurate le Storie di Sant’Agostino.

S.Agostino – Il Giudizio universale – Storie della vita di S. Agostino – Ottaviano Nelli

Chiesa di S. Marziale

Già esistente in epoca alto medievale, viene documentata fino al XII secolo come Chiesa di Sant’Andrea. Dal 1533, si trova inglobata fra le mura del Monastero di San Marziale, da cui deriva il nuovo nome. Lo stile dell’edificio è romanico, caratterizzato ulteriormente dalla tipica pietra faccia a vista del territorio umbro.

Chiesa di S. Marziale

Basilca di S. Ubaldo

fu edificata su una preesistente piccola chiesa dedicata a sant’Ubaldo e sulla pieve di San Gervasio e Protasio. I lavori iniziarono nel 1513, con il sostegno delle duchesse di Urbino, Elisabetta ed Eleonora Gonzaga, e di papa Giulio II. La chiesa fu affidata ai Canonici regolari della Congregazione del Santissimo Salvatore lateranense, ordine a cui era appartenuto il santo. Dal 1786 la basilica fu retta da padri passionisti, fino alle soppressioni napoleoniche, e in seguito dai frati minori riformati; dal 2013 fino al 6 gennaio 2020 due sacerdoti diocesani hanno custodito la basilica. Dal 6 gennaio 2020 dopo 234 anni, per volere del vescovo di Gubbio Luciano Paolucci Bedini, sono ritornati i Canonici regolari della Congregazione del Santissimo Salvatore lateranense. Essi formano unico “Capitolo” con i Confratelli canonici regolari di San Secondo in Gubbio. (San Secondo è un’antichissima canonica dove si formò e si preparò al sacerdozio anche lo stesso santo patrono Ubaldo). L’esterno del santuario è sobrio; alla sommità di una larga scalinata, un portale introduce all’interno, dove si apre un ampio chiostro in laterizi, con arcate e volte a crociera, nelle cui lunette si intravedono i resti di affreschi cinquecenteschi. I pilastri accanto all’ingresso della chiesa presentano un basamento in marmo palombino, con alcuni bassorilievi raffiguranti gli stemmi dei Montefeltro e del comune di Gubbio e il Cristogramma. Cinque porte introducono alla chiesa; le tre centrali presentano i portali in pietra serena scolpita e i battenti originali in legno intagliato. L’interno è suddiviso in cinque navate, dominate dall’altare maggiore realizzato nel 1884, in stile neogotico con decorazioni a finto mosaico. Nella parte superiore dell’altare sono collocate otto piccole statue raffiguranti santi legati alla città, e al di sopra è posta l’urna in cui è custodito il corpo intatto di sant’Ubaldo. Nella chiesa sono esposte anche le urne precedenti, una risalente al XIII secolo, l’altra al XVIII. La chiesa è illuminata da finestroni con vetrate istoriate con le Storie della vita di sant’Ubaldo, realizzate nel 1922. Alle pareti, alcuni dipinti a olio su tela, tra cui la Trasfigurazione e Santi, di Giovanni Maria Baldassini del 1585, Il Battesimo di Gesù (1599 ca.) di Felice Damiani, la Madonna col Bambino in gloria tra i
Santi Ubaldo e Giovanni Battista di Salvio Savini (1610), Sant’Agostino consegna la regola del suo Ordine (1619) di Avanzino Nucci, Sant’Orsola (1655-57) di Francesco Allegrini e Estasi di San Francesco stimmatizzato e consolato da due angeli (1816) di Camilla Filicchi . Nella basilica sono riposti durante l’anno i ceri, le tradizionali strutture lignee che il 15 maggio, con la corsa,
sono portati in processione attraverso Gubbio e poi, lungo la salita al monte Igino, fino al santuario.

Chiostro della Basilica di S. Ubaldo

All’interno della Basilica si trova l’Urna di S.Ubaldo ove riposa il corpo, miracolosamente incorrotto del Santo. Canonizzato nel 1192 dal papa Celestino III, il suo corpo riposa sul colle Ingino, nella chiesa a lui dedicata. Patrono di Gubbio, è festeggiato il 16 maggio. In suo onore si svolge la celebre Festa dei ceri, che viene celebrata il 15 maggio. Sant’Ubaldo è particolarmente venerato e festeggiato (singolarmente con una manifestazione che prevede il rogo finale di tre pini, come tre sono i “ceri” che corrono in suo onore a Gubbio) anche nella città francese di Thann, in Alsazia, nella cui collegiata di Sant’Ubaldo, gotica, è custodita una reliquia del santo.

Urna di S. Ubaldo

Nella Basilica sono anche conservati i Ceri, le tre “macchine” lignee con le quali si celebra la Festa dei Ceri il 15 maggio di ogni anno. Vengono prelevati dai ceraioli la prima domenica di maggio, e riportati in città, nel Palazzo dei Consoli in attesa di celebrare la festa, al termine della quale i Ceri vengono riportati in cima al Colle Ingino e ricollocati in basilica fino all’anno successivo. Per salire in cima al Colle Ingino, esiste fin dal 1960 una Funivia con cestoni metallici, che dalla stazione di partenza, a breve distanza dalla chiesa di S. Agostino, porta in pochi minuti fino alla stazione di arrivo, nei pressi della Basilica. Durante il tragitto, dall’alto si può ammirare un panorama unico del Centro Storico della città e del suo territorio.

I Ceri conservati in Basilica

Vista dalla Funivia del Colle Eletto

Architetture civili

Palazzo dei Consoli

Fu fatto costruire nel XIV secolo dal governo della città, che in questo modo voleva testimoniare la grandezza e la potenza raggiunta dalla città. Il palazzo, in stile gotico, dal 1901 è sede del museo civico che, tra le altre cose, custodisce le preziosissime Tavole eugubine. Venne costruito fra il 1332 ed il 1349, secondo alcuni studiosi su progetto di Angelo da Orvieto, secondo altri invece su progetto dell’eugubino Matteo di Bandello detto il Gattapone. Gli architetti si ispirarono allo scomparso palazzo dei Capitani del Popolo edificato in Arezzo tra il 1270 e il 1278. Il palazzo dei Consoli, a pianta rettangolare, presenta in’articolazione molto complessa essendo impostato sopra una piazza che in realtà, sfruttando l’andamento del terreno, rappresenta la copertura dei livelli inferiori del medesimo edificio. Infatti misurando l’altezza dal piano stradale sul lato meridionale, al di sotto della piazza pensile, fino alla cima del campanile misura ben 60 metri. 

Palazzo dei Consoli

La facciata verso la piazza, realizzata in conci di pietra, ha nella parte superiore sei finestre con arco a tutto centro a coppie di due divise da lesene mentre la merlatura è sostenuta da archetti ogivali. La parte inferiore ha due bifore che fanno da cornice al portale in stile gotico con un affresco del XVI secolo nella lunetta, preceduto da una scalinata a ventaglio. È presente anche una gabbia di ferro che, in passato, era usata per esporre al pubblico ludibrio ladri e malfattori.
Dal portale si accede all’Arengo, grande sala con copertura a botte che in età comunale ospitava le riunioni dei cittadini. Il palazzo fu il primo edificio a possedere l’acqua corrente, usata per alimentare splendide fontane situate all’interno del palazzo.

Palazzo Pretorio

Il Palazzo Pretorio si trova in Piazza della Signoria, detta Piazza Grande di Gubbio, proprio di fronte al Palazzo dei Consoli. La sua costruzione iniziò nel 1349 e proseguì fino al XVII secolo, senza mai giungere al completamento.

Palazzo Pretorio

Il palazzo ha tre vaste sale sovrapposte, ognuna con volta a crociera che poggia su un unico pilastro centrale. Attualmente è la sede del comune di Gubbio. La sala centrale è la sede del Consiglio Comunale.

Il pilastro centrale dei saloni trecenteschi

Il palazzo del Bargello

Il palazzo, a tre piani, perfettamente conservato, risale ai primi anni del 1300 e sorge nella medievale e suggestiva via dei Consoli in largo del Bargello. Nell’edificio hanno sede la Società Balestrieri di Gubbio e il museo della balestra. Il fabbricato, oltre che per l’elegante architettura, è noto per altri due motivi. Il primo consiste nella presenza, accanto al grande portale d’entrata, della cosiddetta porta del morto, con la soglia un po’ più alta rispetto al piano stradale. Struttura caratteristica delle abitazioni medievali (se ne trova qualcuna anche nelle Marche e nel Lazio) era sempre più stretta delle altre e, secondo la tradizione, appariva ininterrottamente murata e aperta soltanto per far passare la bara del defunto, morto nella casa. L’ulteriore variante la indica, invece, come una comune porta d’ingresso alle stanze abitate, dotata di una scaletta mobile di legno che, di notte, veniva tolta per motivi di sicurezza. Nell’epoca delle signorie, peraltro, si placarono gli attriti tra le famiglie di Gubbio e, per avere maggiori agi, si preferì murare l’angusta porticina e adoperare il vicino più funzionale ingresso del magazzino, riaprendo la prima solo per l’eventuale passaggio della cassa da morto.
Il secondo motivo della rinomanza del palazzo eugubino si basa sul fatto che, davanti ad esso, si trova l’omonima fontana cinquecentesca (rifatta nel 1862), denominata fontana dei matti. Secondo un’antica tradizione tuttora in uso, infatti, lo straniero che compie tre giri di corsa intorno ad essa, mentre altre persone
lo bagnano con l’acqua, acquisisce la cittadinanza di Gubbio ed il titolo onorifico di Matto d’Agobbio ossia la patente di “Matto onorario di Gubbio”: ma matto, in tal caso, non significa squilibrato o demente bensì, facendo riferimento alla proverbiale imprevedibilità e ironia tipica degli eugubini, mattacchione e bizzarro.

Il Palazzo del Bargello e la fontana di S. Giuliano detta ” dei matti”

Manifestazioni Storiche e Folkloristiche

La Festa dei Ceri

Si svolge a Gubbio il 15 maggio di ogni anno e consiste nel trasporto in corsa di tre Ceri coronati da statue di Santi: sant’Ubaldo (patrono di Gubbio), san Giorgio e sant’Antonio Abate. È una delle più antiche manifestazioni folcloristiche italiane e non è da confondersi con una rievocazione storica, infatti si tratta di un evento che si ripete annualmente fin dal XII secolo. La festa riveste ancora oggi un ruolo fondamentale, sia dal punto di vista sociale che da quello culturale per la comunità eugubina. È vissuta con grande attaccamento da tutta la cittadinanza ed è caratterizzata da forti passioni e sentimenti che ne esprimono valori e contraddizioni. Tali sono l’importanza e la popolarità, anche a livello regionale, della manifestazione, che dal 1973 i tre Ceri rappresentano il simbolo della Regione Umbria e sono stilizzati nel suo gonfalone e nella bandiera ufficiale.

Festa dei Ceri – Alzata in Piazza Grande

Il Palio della Balestra

Con il termine di “Palio” si indica quel tipo di gare che, sin dal Medioevo, vedevano come premio una pezza di panno pregiato. In molte città il Palio si legò alla tradizionale corsa dei cavalli, mentre in altre il nome fu abbinato alla disputa di gare di tiro con la balestra o con l’arco. Il Palio della Balestra è attualmente disputato l’ultima domenica di maggio a Gubbio e la seconda domenica di settembre a Sansepolcro. Tale manifestazione, alle cui regole si rifanno altre competizioni di tiro con la balestra “grossa” che si tengono in oltre venti città d’Italia, si svolge ininterrottamente dal XV secolo. Viene organizzato dalla Società Balestrieri di Gubbio e dalla Società Balestrieri di Sansepolcro, nel quadro delle feste in onore dei rispettivi santi protettori, il patrono della città umbra Sant’Ubaldo e il santo fondatore di quella toscana Sant’Egidio.
La gara consiste nel centrare il bersaglio, detto corniolo o tasso, con una freccia scagliata da una balestra a una distanza di 36 metri. Fa da cornice al Palio il corteo storico con oltre quattrocento figuranti che vestono costumi medioevali (Gubbio) e rinascimentali (Sansepolcro), questi ultimi realizzati in base agli affreschi del biturgense Piero della Francesca.
Il fascino che emanava l’arma del tempo è stata la molla per la quale a Gubbio i giovani fin da prima del sec. XIV si cimentavano fra loro nel tiro a bersaglio con la balestra. Il più antico documento dove si fa parola del Palio della Balestra a Gubbio risale al 1461. È un brano della Cronaca di Ser Silvestri Angelelli Manni de Campionibus, biografo del Duca Federico da Montefeltro.
Nel brano si racconta della visita a Gubbio di Madonna Battista Sforza, moglie del Duca, che il 17 maggio 1461 andò a vedere balestrare il Palio in Piazza Grande.

Tiro con la balestra antica in Piazza Grande

“…In quisto anno fo la festa dè santo Ubaldo, de sabato. Foro facte le compagnie, che foro cinque quelle che levaro capo: Corona, santa Croce, Sole, Fonte de Fosso, et santo Pietro. Foro stimati fossero gioveni VJ° et più. Foro facte grandissime feste, benché cie fossero gare. La domenica se balestrò el palio, et la
compagnia de sancta Crocie andò con molte donne a fare compagnia a madonna Batista Sforza la quale andò vedere balestrare. Stecte in Santa Crocie. Da poi andò con tucti li soi a cena a casa de mastro Pietro e fratelli di Pamphilii. Fo grande et bello convito…”.
Nel 1508 si fa riferimento a edizioni precedenti: “…Item ch’el Palio che se Balestra nella festa de S.to Ubaldo sia de quindece braccia, commeera consueto; et de panno recipiente. Placet…”. Il documento più antico finora rinvenuto, in cui siano stati elencati i “Capitoli da osservarsi nel tirare delle Frezze o Balestre nella Festa del gloriosissimo Patre e Protettore nostro, S. Ubaldo” è del 1650.
Il primo “Statuto per il buon regolamento del giuoco delle Balestre” è datato 27 giugno 1729, successivamente modificato il 26 maggio 1748.
Nel 1925 il notaio Lamberto Marchetti, podestà di Gubbio, istituì i “Capitoli della Società dei Balestrieri della città di Gubbio”.
La Società Balestrieri ha sede presso lo storico Palazzo del Bargello in Gubbio.
Presso la sede del Palazzo del Bargello è possibile visitare l’esposizione della Balestra che custodisce unacollezione di balestre storiche, numerosi Palii vinti, le onorificenze ricevute dai Balestrieri di Gubbio, costumi
storici, stemmi ed altri armi antiche.

Sbandieratori di Gubbio

Durante il Palio si può assistere ad un sontuoso Corteo Storico in costume medioevale ed alla entusiasmante esibizione degli Sbandieratori. L’arte del gioco della bandiera è conosciuta in Gubbio fin dal medioevo. Alcuni documenti storici, contenuti nell’archivio comunale, testimoniano la presenza degli Sbandieratori già in quell’epoca. Un documento del 1380 dice che ad tal Petruccio Luca venne affidata la decorazione di Bandiere; nel 1435 la città aveva un gruppo di “vessiliferi”.

Esibizione degli Sbandieratori di Gubbio in Piazza Grande

Esibizione degli Sbandieratori di Gubbio in Piazza Grande

Durante i primi 40 anni della loro storia moderna gli Sbandieratori di Gubbio hanno eseguito oltre 1600 manifestazioni in tutto il mondo, visitando oltre 40 nazioni, rivelandosi un eccezionale strumento di promozione turistica per Gubbio e rinsaldando i legami con le comunità italiane di emigrati ed eugubine in particolare.

La processione del venerdì santo

Processione del Cristo Morto Organizzata dalla “Venerabile Confraternita di Santa Croce della Foce”. É una rappresentazione simbolica della Passione di Cristo che si ripete da secoli secondo una tradizione che non ha mai conosciuto soste. Il corteo è aperto da confratelli vestiti di sacco che suonano le ‘battistrangole’ (strumenti che provocano un suono di ferraglia) ed altri che portano il teschio simboleggiante il Golgota ed i simboli della Passione. Poi sfilano i simulacri del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, pregevoli sculture lignee dell’artigianato locale. Dietro le statue del Cristo e della Madonna, intonano le loro note i cantori del “Miserere”, canto popolare tramandato per tradizione orale. La processione percorre le principali vie della città, partendo all’imbrunire, tradizionalmente dalla Chiesa di Santa Croce: negli ultimi anni, a seguito dei lavori di ristrutturazione della chiesa, la processione parte alle 19.30 dalla Chiesa di San Domenico. Durante il suo passaggio vengono accesi grandi fuochi in alcuni punti del percorso. Nei giorni precedenti il Venerdì Santo, i ‘confratelli’ di Santa Croce della Foce iniziano i preparativi degli apparati processionali, con i due simulacri pronti per essere portati in processione: il Crocifisso viene deposto sul cataletto e la Vergine Addolorata nella settecentesca raggiera.

Il Cristo morto

Un tradizionale “Focarone” durante la processione

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